Galleria - Le Radio di Sophie - Gallery

Philips 2511

5 valvole TRF del 1929

(Schema)

La Philips entrò nel mercato della radio con un certo ritardo rispetto alle grandi industrie europee, commercializzando il suo primo ricevitore (il modello 2501) solo nel 1928. Si trattava di una radio semplice ed austera, con alimentazione a batterie ed altoparlante esterno. Nel 1929 uscì il modello 2511 a cui dedichiamo questa pagina. Nelle foto di qua sopra la 2511 è abbinata ad un classico altoparlante in bakelite, il famoso 2007 del 1928, noto col nome di "piatto da barbiere" o "disco volante". Il mobile del ricevitore è realizzato con un telaio metallico verniciato in nero e pannelli in "philite", un materiale lucidissimo e assolutamente inalterabile nel tempo. Pur essendo di dimensioni contenute, il peso del ricevitore senza altoparlante si aggira intorno ai 20 kg: questo può dare un'idea della qualità e dell'abbondanza delle schermature interne. Tecnicamente si tratta di un ricevitore ad amplificazione diretta (TRF) con alimentazione in corrente alternata. Con la medesima tecnologia verranno realizzati i famosi "superinduttanza" degli anni successivi. La peculiarità di questa radio sta nella semplicità di manovra (un solo comando per la sintonia, niente reazione) e nella stabilità di funzionamento. Riceve le onde medie e lunghe ed è dotato di ingresso "fono" per l'utilizzo con un grammofono esterno.

L'esame dello schema mostra due stadi amplificatori a RF basati sui pentodi E442 a pendenza variabile, il primo con circuito accordato sia in entrata che in uscita, il secondo con ingresso aperiodico e uscita accordata, per un totale di tre circuiti accordati a comando unico. Il primo pentodo è soggetto al controllo manuale del volume, mediante la variazione della polarizzazione negativa di griglia. Tale tensione è prelevata tramite un potenziometro a filo da 200 ohm da un partitore posto sul ritorno dell'alimentazione anodica. La rivelazione è affidata al triodo E415, montato nel classico circuito a falla di griglia. Infine, un trasformatore di accoppiamento porta il segnale di BF alla amplificatrice finale, il tetrodo C443 ad accensione diretta. Un trasformatore d'uscita effettua l'adattamento con altoparlanti ad alta o media impedenza.

La prima foto della sequenza di qua sopra mostra i tre condensatori variabili e le relative bobine di accordo, chiuse in schermature ermetiche. L'alto fattore di merito dei circuiti accordati coinvolti, insieme con l'elevato guadagno delle valvole amplificatrici rende questi amplificatori proni ad inneschi e oscillazioni, se non vengono schermati in maniera adeguata. Nelle altre foto si vede l'insieme costruttivo dello chassis, diviso nettamente in due sezioni, una dedicata all'alta frequenza e alla rivelazione, l'altra dedicata all'alimentazione e all'amplificazione di potenza. Questa suddivisione verrà adottata in seguito in molti ricevitori di classe elevata, in quanto riduce l'accoppiamento magnetico tra il grosso trasformatore e le altre parti del circuito, limitando la propagazione del ronzio di rete negli stadi ad elevata sensibilità. Un ulteriore schermo, non visibile nelle foto, separa tra loro le valvole quando lo chassis viene rimontato nel mobile.

I comandi dell'apparecchio sono, come si direbbe oggi, ergonomici. Le manopole del volume e della sintonia sono disposte lateralmente, mentre il pannellino anteriore (vedi foto qua sopra), inclinato a 45°, porta la finestra con la lettura della scala, la levetta per l'accensione e il cambio gamma, e la chiave a tre posizioni. Quest'ultima permette il blocco completo dell'apparecchio (chiuso e non utilizzabile), la chiusura con possibilità di accensione, ed infine l'apertura del pannello superiore con blocco dell'interruttore: una misura di sicurezza contro il contatto accidentale con parti sotto tensione.

L'apparecchio mostrato in queste pagine appartenne al nonno paterno di Stefania che lo acquistò nel 1929. Parecchi anni dopo, durante la Seconda Guerra Mondiale, quando ormai era in disuso, venne portato nella casa di campagna dove la famiglia era "sfollata" in seguito ai pesanti bombardamenti di Cagliari. Lì venne rimesso in funzione come radio d'emergenza e funzionò egregiamente per alcuni anni, prima di essere abbandonato per la seconda volta. Ritrovato, recentemente, in un vecchio magazzino, è stato sottoposto ad una revisione completa, dalla quale è risultato perfettamente in grado di funzionare, praticamente senza alcuna sostituzione di parti originali. La sensibilità e la selettività sono più che soddisfacenti e il suono è caldo e piacevole, anche grazie all'altoparlante di grande diametro. L'unico inconveniente è la regolazione del volume, che per come è progettata non ha una risposta pronta: dopo ogni regolazione occorre aspettare qualche secondo prima di poterne valutare l'effetto, data anche la presenza di alcuni condensatori di bypass nel circuito di polarizzazione.

(L'apparecchio di queste foto appartiene alla famiglia Atzeri di Cagliari)

Per maggiori informazioni, scrivi a Leonardo

 

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